
La classifica parla chiaro, il match non resterà nella storia del football molisano. La competizione merita rispetto, ma l'occasione è buona per completare la troupe con uno dei nostri ultimi acquisti. C'è da fargli fare un po' d'esperienza.
Dico a G. C. di preparare la telecamera dando così tregua all'operatore più esperto e spremuto della redazione. G. C. è con noi da due settimane e nessuno ci ha ancora presentato. E' toccato a me, qualche giorno fa, provare a rompere il ghiaccio. Un caffè e due chiacchiere però non sono bastate. Credo non abbia più di vent'anni. E' un ragazzone schivo con un paio d'occhiali che lo rendono ancora più serioso.
E' ora di partire. Saliamo in macchina, guida lui. Mi prendo qualche secondo di pausa per provare a tirare fuori un argomento. Abbiamo circa 30 chilometri da fare e qualcosa dovremo pure raccontarci. "Ti piace il calcio?"
Mi parla della sua squadra preferita. "Ogni tanto gioco con gli amici - precisa -. Ho iniziato da poco, prima correvo in bicicletta". Banale per banale, è inevitabile chiedergli: "Come mai hai smesso?". Reagisce con una smorfia e cala un imbarazzante silenzio.
La strada statale che dal capoluogo porta verso l'Adriatico è percorsa da molti ciclisti. Ho la sensazione che la cosa rappresenti una beffa o qualcosa di simile per il mio giovane collega. Lui sembra non degnarli di uno sguardo, ma ad un certo punto riprende il discorso: "Hai visto il gruppo che abbiamo superato? Ho iniziato con loro quando ero bambino. Ho vinto diverse gare come dilettante fino a diventare uno di quelli che chiamano 'promessa'. Poi la mia società fu contattata da una squadra abruzzese. Una squadra di professionisti. Parlai con il nuovo tecnico che si complimentò con me e cercò di farmi capire quanto fosse difficile diventare un campione. Ma lui aveva la soluzione: tanto lavoro sì, ma anche tanto doping. Me ne andai. Da quel giorno non sono più salito sulla bicicletta".
Ecco, siamo arrivati al campo. Davanti a noi la porta d'ingresso per le auto della stampa e, a qualche metro di distanza, una vecchia bici appoggiata al muro. Non rivedrò più quel ragazzone silenzioso in redazione, ne sono certo.
di Alfredo ALBERICOwww.sky.it
Quella di G.C. è la vera storia di un campione. Già, perchè si può essere grandi anche senza titoli sui giornali. Si può essere campioni dicendo no a chi offre scorciatoie per raggiungere il successo. La racconto oggi, a distanza di anni, dopo aver provato a rintracciare quel "ragazzone silenzioso". Ma lui sembra svanito nel nulla. Non mi fermerò qui, con l'augurio di ritrovarlo più sereno di allora e pronto, se vorrà, a raccontare ulteriori particolari della sua vicenda.
Nessun commento:
Posta un commento