venerdì 22 marzo 2013

Lorenzetti e l'insegnamento della 'Freccia del Sud'. Bisogna avere una voglia matta di scrivere la storia

Pietro Mennea
Ero in macchina, ieri mattina, quando la radio ha annunciato la morte di Pietro Mennea. Sarà strano, magari lo sono soprattutto io, ma la prima cosa che mi è venuta in mente non è stato né il record né l’oro olimpico sui 200 metri che lo hanno reso una leggenda. Mi sono chiesto, da subito, se e che cosa ha consegnato alle nuove generazioni di sportivi, pallavolisti compresi, quel signore paffuto con la mascella un po’ pronunciata. I più giovani del resto lo hanno conosciuto solo in questa versione.

Non che un campione debba per forza lasciare chissà quale insegnamento in eredità, però Mennea lo ha fatto. 
Con quale e quanta consapevolezza non conta. I successi di Pietro da Barletta hanno contribuito a scardinare il vecchio e paraculo adagio de «l’importante è partecipare».

Con il doping e le partite truccate, questa espressione è nella top ten delle cose che mortificano lo sport. 
In pista come sul taraflex, invece, ci si va solo per vincere, pur con la consapevolezza che una sconfitta non è un dramma e che da una batosta ci si può rialzare più forti di prima. Questa, a mio avviso, è l’ultima lezione della Freccia del Sud.

E torna utile anche ai nostri eroi di Casa Modena, ormai da giorni in pieno clima playoffGiusta o meno che sia l’interpretazione, è lo spirito con cui mi piacerebbe vedere giocare i gialloblù contro la Bre Banca Lannutti Cuneo. Gli emiliani partono da una posizione di svantaggio, con i piemontesi avanti 1-0 nella serie (al meglio delle cinque partite) quindi con più chance di qualificarsi.

Ancora qualche giorno divide Modena da gara 2, ma l’impressione, risultati delle amichevoli a parte, è che il tecnico Lorenzetti («Dobbiamo mettere sempre massima attenzione perché per noi giocare contro queste grandi squadre è molto difficile. Dobbiamo avere la testa piena solo di concetti tecnici e solidarietà di squadra», ha detto ieri il coach) abbia trovato l’idea di gioco, più una filosofia in realtà, da infondere ai suoi. Ha parlato di solidarietà di squadra, strumento servito durante la stagione regolare a superare i limiti ed il gap con altre formazioni.

Sembra la strada giusta, sembra ci siano tutti gli ingredienti per una grande impresa. Proprio come lo furono sui 200 metri piani il record di Mennea del ‘79 a Città del Messico e l’oro a Mosca nell’80. Bisogna solo avere una voglia matta di scrivere la storia.

di Alfredo ALBERICO
dal quotidiano Modena Qui

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