
Ma proviamo a capire se c’è una soluzione e cosa può succedere da qui alla fine della stagione. Occorre innanzitutto stabilire le reali intenzioni dell’uomo venuto da Montella: resta o va via? È da tempo che minaccia il dietrofront, e i tifosi sono stanchi. E quando sono stanchi sbraitano: quelli civili protestano, quelli incivili menano. I tifosi del Campobasso non fanno parte di questa seconda categoria, anche se, a dire il vero, la delegazione che ha battibeccato con il presidente sulla soglia del ‘Romagnoli-Scorrano’ non è certo nello stuolo dei diplomatici al servizio della Corona inglese. Strategia sbagliata la loro, e strategia sbagliata quella di Capone. Parlo di strategia perché è evidente che c’è dell’altro dietro l’atteggiamento del presidente. Cosa, però, lo sa soltanto lui. Ma che schifo questa omertà nel calcio. Piccole verità nascoste dal silenzio o da frasi fatte. Aprite le orecchie: è sport, è solo un gioco. Capone riflette, Capone non parla… Basta!
Allora resta o va via? L’addio è legittimo, ma implica un obbligo: concludere la stagione impegnandosi nella ricerca di un sostituto per la prossima. Un galantuomo del calcio (è merce rara) non si comporterebbe diversamente. E Ferruccio, fino alla semi-rissa di domenica, lo è stato. Se molla si aprono due strade: quella di un successore, appunto, e quella del “titolo sportivo” da consegnare al sindaco. Quest’ultima di solito è una minaccia d’inizio stagione messa in atto da chi spera di ottenere qualcosa dai quieti palazzi del potere. Serve a poco ma è un evergreen, e per questo la consideriamo un’ipotesi da non scartare. È vero, c’è pure il fallimento. Ma meglio non pensarci.
E se addio sarà, chi dopo Ferruccio? Ho solo un nome in mente: Edoardo Falcione. Il suo Trivento sta vivendo una stagione fantastica, ma il traino del calcio molisano in futuro non potrà non essere che quello giocato nel capoluogo. E Falcione lo sa. Verrò accusato di ‘campobassocentrismo’, ma pazienza. Il punto è che per prolungare il momento magico di squadre come quella trignina, il Bojano e l’Agnonese serve un Campobasso forte, pronto a far crescere i suoi talenti un po’ ovunque nel territorio per poi riportarli alla base. Si deve iniziare da qui, da un progetto tutto molisano capace di superare il rozzo campanilismo e guardare con attenzione al settore giovanile. Falcione prepari le valigie. È ora di tornare a casa.
Lo so, siete stanchi di sentire parlare da anni di progetti seri, di progetti made in Molise, eccetera eccetera. Arrabbiatevi, ne avete tutte le ragioni. Eppure una strada da percorrere c’è ancora. Purché si svegli la Figc di Piero Di Cristinzi. Io non so esattamente cosa faccia la Federcalcio di via Campania durante la stagione, dopo aver diramato i calendari. Ci saranno sicuramente un mucchio di questioni burocratiche e tante altre scocciature ad impegnare le loro giornate (comunicati, giustizia sportiva, convegni, ecc.). E mi rendo conto che gestirle tutte non è un compito facile. Ma il dubbio resta, perché di concreto, per la crescita del calcio regionale, ho visto fare ben poco.
I numeri del resto parlano chiaro: zero squadre tra i professionisti, zero giocatori nel circuito del grande calcio. E se è vero da un lato che la Figc non è responsabile del risultato sportivo in senso stretto, dall’altro lo è nella carente gestione dell’affare pallone. Penso ad esempio ai troppi giocatori non molisani nei campionati regionali: ma non sarebbe utile fissare un limite per promuovere i nostri? In fin dei conti se una squadra deve vincere l’Eccellenza meglio che lo faccia con i ragazzi nati qui. Non se la prenda Di Cristinzi, troverà sicuramente il modo per smentirmi. E poi ha tempo fino al 2012 per farlo.
La zanzara è così, punge senza guardare in faccia a nessuno. Anche quelli dal faccione simpatico come il capo della Federcalcio Molise. Pure Capone ha la faccia simpatica, ma al pubblico di Campobasso non basta più. Se resta deve vincere.
di Alfredo ALBERICO
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