Col rischio di mettere a dura prova le coronarie delle opposizioni all'ex governo di centro destra, è possibile affermare con una certa sicurezza che il Berlusconismo non è finito. Almeno in un'accezione più ampia rispetto a quella politica. Il sì della Camera alla Legge di Stabilità e le dimissioni del Presidente del Consiglio hanno archiviato i diciotto anni di vita politica cavalcati dal leader di Forza Italia prima e del Popolo della Libertà poi. Eppure la sensazione è che con quella espressione, Berlusconismo appunto, avremo ancora a che fare. "E' finita un'era", si è detto e scritto da più parti; cambieranno gli scenari, come probabile, ma "magari mi rimetterò a fare il presidente del Milan", aveva detto lo stesso Silvio Berlusconi lo scorso 9 novembre, giorno in cui è venuta meno la maggioranza alla Camera sul rendiconto dello Stato.
Riconsegnate le chiavi di Palazzo Grazioli, ora la casa milanista diventa per lui un rifugio sicuro. Il luogo dove portare nuovi trofei (oltre ai 28 conquistati in 25 anni) e soprattutto dove ritrovare consensi. Quelli dei tifosi, che negli ultimi anni qualche voto di sfiducia pure glielo hanno affibbiato. Come il 24 maggio 2009, giorno di Milan-Roma e ultima partita di Paolo Maldini, quando la Curva Sud rossonera srotolò uno striscione dal messaggio inequivocabile: "Devi spendere". Situazione che diventò ancora più tesa un mese dopo con la cessione di Kakà al Real Madrid. Nulla se confrontato con le bordate di fischi e insulti incassate all'uscita del Quirinale, una volta rimesso il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica.
Nel 1994, con la "discesa in campo" politico, Berlusconi il suo giocattolo pallonaro non volle abbandonarlo. Dovette cedere la presidenza nel dicembre 2004, per la legge antitrust del luglio precedente, pur mantenendone la proprietà. Da allora i grandi acquisti sono sempre arrivati (la media è di circa un fuoriclasse a stagione), con una frenata negli ultimi anni suggerita dalla crisi economica e dal suo incarico a Palazzo Chigi. L'ingaggio di Ibrahimovic e la vittoria dello scudetto 2011 hanno ricomposto definitivamente la frattura con il pubblico rossonero, tant'è che lo scorso maggio il presidente ha esplicitamente chiesto un sostegno per le elezioni amministrative.
Con la caduta del Governo si apre un nuovo scenario per il Milan. Sbollita la rabbia, Berlusconi tornerà nella tribuna d’onore di San Siro per ricongiungersi all'unico amico che non l'ha mai tradito, quello con cui tornare in Europa anche per dimenticare lo smacco di Cannes, quando il G20 lo ha snobbato (guarda il video). Per questo già da gennaio è lecito attendersi un colpo di mercato alla Berlusconi. O forse partirà in sordina per prendere Maxi Lopez dal Catania? Sarebbe un’operazione dai costi contenuti in linea con il periodo di crisi. Già, perché a volte è meglio non promettere mari e...Monti.
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di Alfredo ALBERICO
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