domenica 9 settembre 2012

Le Paralimpiadi, il diritto allo sport e il sitting volley. Quanta forza in chi supera gli sgambetti della natura

Prove di sitting volley per le ragazze
di Bologna e Villa Cortese 
Grisù, il piccolo drago dei cartoni animati che sognava di fare il pompiere. Gli ultratrentenni se lo ricorderanno. Spruzzava acqua anche sui cerini, con il papà preoccupato di vedere il figliolo andare contro la propria natura: sputare fuoco. Beh, io vorrei essere Grisù.
Mi basterebbero dieci minuti, non uno di più, per svolazzare su Londra e spegnere il braciere prima della fine della Paralimpiade. 
Da un paio di settimane, ogni giorno, sono costretto a un confronto con gente che brontola sull’evento inglese. 


Vi risparmio l’osceno elenco di commenti, frutto di un cinismo cucito addosso a chi offende per timore di essere offeso. E’ una disabilità anche questa. Gli ‘altri’ Giochi potranno piacere, impietosire, magari disgustare. Ognuno faccia a cazzotti con la propria coscienza per trarre conclusioni, senza però scordare che per evitare il senso di nausea basta poco: cambiare canale oppure non leggere un articolo. 

E nessuno, poi, dimentichi che esiste il diritto allo sport, a prescindere dal numero degli arti a disposizione. Un diritto fondamentale. Vale per chiunque e andrebbe scritto a caratteri cubitali nelle palestre, come il brocardo che campeggia nelle aule dei tribunali. A questo contesto si contrappone il delizioso esperimento tentato a Castenaso, 60 chilometri da Modena, dove le ragazze dell’Idea Volley Bologna hanno disputato contro Villa Cortese una partita di sitting volley, disciplina di chi è obbligato a giocare a pallavolo da terra.

Sembra che le due squadre di A1 ne abbiano tratto buoni spunti dal punto di vista tecnico. 
Non è una questione di buon cuore o falso perbenismo: è solo lo spirito con cui una Paralimpiade andrebbe seguita. E se a Londra gli impianti hanno fatto registrare il tutto esaurito, con richieste di biglietti da tutto il mondo, è verosimile che il senso di nausea sia (purtroppo) un affare soprattutto italiano.

Atleti con problemi mentali, senza vista, gambe o braccia. Drammi che gara in si annullano: lì o si vince o si perde. Di fronte a questa ritrovata normalità, quasi diventa un vero problema la caviglia capricciosa del belga Sam Deroo, schiacciatore arrivato un paio di mesi fa a Modena. Recupererà prima dell’esordio in campionato contro Verona? Per quanto banale, ciò deve occupare i pensieri di chi fa sport, di chi lo racconta e di chi lo vive da tifoso. Senza preoccuparsi degli sgambetti della natura. Il papà di Grisù ha sbagliato tutto.

di Alfredo ALBERICO
dal quotidiano Modena Qui

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