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Prove di sitting volley per le ragazze di Bologna e Villa Cortese |
Mi basterebbero dieci minuti, non uno di più, per svolazzare su Londra e spegnere il braciere prima della fine della Paralimpiade.
Da un paio di settimane, ogni giorno, sono costretto a un confronto con gente che brontola sull’evento inglese.
Vi risparmio l’osceno elenco di commenti, frutto di un cinismo cucito addosso a chi offende per timore di essere offeso. E’ una disabilità anche questa. Gli ‘altri’ Giochi potranno piacere, impietosire, magari disgustare. Ognuno faccia a cazzotti con la propria coscienza per trarre conclusioni, senza però scordare che per evitare il senso di nausea basta poco: cambiare canale oppure non leggere un articolo.
E nessuno, poi, dimentichi che esiste il diritto allo sport, a prescindere dal numero degli arti a disposizione. Un diritto fondamentale. Vale per chiunque e andrebbe scritto a caratteri cubitali nelle palestre, come il brocardo che campeggia nelle aule dei tribunali. A questo contesto si contrappone il delizioso esperimento tentato a Castenaso, 60 chilometri da Modena, dove le ragazze dell’Idea Volley Bologna hanno disputato contro Villa Cortese una partita di sitting volley, disciplina di chi è obbligato a giocare a pallavolo da terra.
Sembra che le due squadre di A1 ne abbiano tratto buoni spunti dal punto di vista tecnico. Non è una questione di buon cuore o falso perbenismo: è solo lo spirito con cui una Paralimpiade andrebbe seguita. E se a Londra gli impianti hanno fatto registrare il tutto esaurito, con richieste di biglietti da tutto il mondo, è verosimile che il senso di nausea sia (purtroppo) un affare soprattutto italiano.
Atleti con problemi mentali, senza vista, gambe o braccia. Drammi che gara in si annullano: lì o si vince o si perde. Di fronte a questa ritrovata normalità, quasi diventa un vero problema la caviglia capricciosa del belga Sam Deroo, schiacciatore arrivato un paio di mesi fa a Modena. Recupererà prima dell’esordio in campionato contro Verona? Per quanto banale, ciò deve occupare i pensieri di chi fa sport, di chi lo racconta e di chi lo vive da tifoso. Senza preoccuparsi degli sgambetti della natura. Il papà di Grisù ha sbagliato tutto.
di Alfredo ALBERICO
dal quotidiano Modena Qui
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