Mio cognato, che da qualche anno ha scelto la piccola frazione di Sorbara come quartier generale, è un fondamentalista del pistone. No, nessuna audace allusione. Il riferimento è solo alle oggettive difficoltà nel considerare sport tutto ciò che non emette un rombo e non è in grado di sfrizionare o derapare.
Si è trasferito nella regione giusta, credo sia evidente. E poi ci sono le sue domande, disarmanti punti interrogativi posti con lo sguardo disincantato di un bambino (spero non si offenda). Tempo fa, davanti a una boccia di lambrusco (è astemio, sorseggiavo da solo), mi chiese il perché dei tanti infortuni di Alexandre Pato, attaccante brasiliano del Milan.
La risposta, a dire il vero, rimbalzava già da un po’ dalle tv alle radio e dalla carta stampata fino al web: una struttura ossea piuttosto delicata sulla quale è stato piazzato un eccessivo carico di lavoro. Non solo.
Ancora oggi, infatti, sono convinto che le difficoltà del calciatore siano legate in modo indissolubile anche al forte pressing mentale esercitato da chi, a torto o a ragione, pretende un recupero definitivo. E’ l’esatto contrario, a ben guardare, di ciò che è accaduto a Gundars Celitans, opposto lettone che Casa Modena ha scelto per sostituire Angel Dennis.
La forma di meningite contratta a inizio luglio, come noto, gli ha imposto il ricovero in ospedale e il forfait alle pre-qualificazioni europee con la nazionale. Allo stato attuale, invece, il ragazzone nato a Daugavpils è abile arruolato tra i gialloblù di coach Lorenzetti.
Certo, ci sono evidenti differenze tra i due casi: da un lato una malattia che può implicare conseguenze gravi ma ora sotto controllo, dall’altro una sfilza d’infortuni muscolari; da un lato c’è una disciplina che ha picchi d’entusiasmo, ma sopravvive nella penombra, dall’altro uno sport costantemente sotto la lente d’ingrandimento dei mezzi d’informazione.
Eppure il Milan, in un momento così delicato della propria storia, può trarre un prezioso insegnamento, magari un semplice spunto di riflessione, dalla vicenda Celitans: la grande tranquillità con cui a Modena hanno gestito la situazione, al di là degli allarmi della tifoseria. È un altro buon segnale lanciato da chi sogna di ricostruire il giocattolo perfetto che tra gli anni Settanta e gli Ottanta ha vinto tutto, in Italia come in Europa. Lo avevamo già intuito quel pomeriggio a Surbèra, io e mio cognato, davanti a quel delizioso lambrusco.
di Alfredo ALBERICO
dal quotidiano Modena Qui
Si è trasferito nella regione giusta, credo sia evidente. E poi ci sono le sue domande, disarmanti punti interrogativi posti con lo sguardo disincantato di un bambino (spero non si offenda). Tempo fa, davanti a una boccia di lambrusco (è astemio, sorseggiavo da solo), mi chiese il perché dei tanti infortuni di Alexandre Pato, attaccante brasiliano del Milan.
La risposta, a dire il vero, rimbalzava già da un po’ dalle tv alle radio e dalla carta stampata fino al web: una struttura ossea piuttosto delicata sulla quale è stato piazzato un eccessivo carico di lavoro. Non solo.
Ancora oggi, infatti, sono convinto che le difficoltà del calciatore siano legate in modo indissolubile anche al forte pressing mentale esercitato da chi, a torto o a ragione, pretende un recupero definitivo. E’ l’esatto contrario, a ben guardare, di ciò che è accaduto a Gundars Celitans, opposto lettone che Casa Modena ha scelto per sostituire Angel Dennis.
La forma di meningite contratta a inizio luglio, come noto, gli ha imposto il ricovero in ospedale e il forfait alle pre-qualificazioni europee con la nazionale. Allo stato attuale, invece, il ragazzone nato a Daugavpils è abile arruolato tra i gialloblù di coach Lorenzetti.
Certo, ci sono evidenti differenze tra i due casi: da un lato una malattia che può implicare conseguenze gravi ma ora sotto controllo, dall’altro una sfilza d’infortuni muscolari; da un lato c’è una disciplina che ha picchi d’entusiasmo, ma sopravvive nella penombra, dall’altro uno sport costantemente sotto la lente d’ingrandimento dei mezzi d’informazione.
Eppure il Milan, in un momento così delicato della propria storia, può trarre un prezioso insegnamento, magari un semplice spunto di riflessione, dalla vicenda Celitans: la grande tranquillità con cui a Modena hanno gestito la situazione, al di là degli allarmi della tifoseria. È un altro buon segnale lanciato da chi sogna di ricostruire il giocattolo perfetto che tra gli anni Settanta e gli Ottanta ha vinto tutto, in Italia come in Europa. Lo avevamo già intuito quel pomeriggio a Surbèra, io e mio cognato, davanti a quel delizioso lambrusco.
di Alfredo ALBERICO
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